" Un difetto di forza, di vita, di quello che chiamiamo cuore "

"Kostantin Lévin guardava al fratello come a un uomo di enorme intelligenza e istruzione, nobile nel significato più alto di questa parola e dotato anche della facoltà di agire per il bene generale. Ma nel profondo dell'animo suo, quanto più diventava maturo e conosceva da vicino suo fratello, tanto più spesso gli veniva in mente che questa facoltà di agire per il bene generale di cui egli si sentiva affatto privo, forse non era neppure un pregio, ma, al contrario, un difetto di qualche cosa, non un difetto di buoni, onesti, nobili desideri e gusti, ma un difetto di forza, di vita, di quello che chiamano cuore, di quella tendenza che costringe l'uomo, fra tutte le innumerevoli vie della vita che gli si presentano, a sceglierne una e a desiderar questa sola. Quanto più imparava a conoscere il fratello, tanto più notava che e Serghjéj Ivanovic' [suo fratello ndr.] e molti altri che agivano per il bene generale non erano stati portati dal cuore a quest'amore per il bene generale, ma con l'intelligenza avevano giudicato che occuparsi di questo era bene, e solo perciò se n'erano occupati."
Anna Karenina - Lev N. Tostoj, pag 365-366.

Kostantin Lèvin importante mattone di "Anna Karenina", disegnato poco prima dal fratello come "[..] un intelligenza, sia pure abbastanza veloce, ma tuttavia sottomessa alle impressioni del momento e perciò pierna di contraddizioni." viene adesso fatto carico d'avvertire seppure in modo rozzo che persino la cura del bene (comune) possa essere svilita della macanza di amore.


Ma per come (miratamente) è ritagliato il pezzo, sembra che Tostoj ci voglia proporre ad una difettosa cura del bene un'alternativa prettamente sentimentale, ad appannaggio dei fortunati che hanno un cuore intelligente.

C'è qualcosa che stride nel condannar chi per leggittime e adeguate ragioni purtroppo per lui non "portate dal cuore", decide di curar il bene comune?

La risposta ce la regala lo stesso Lévin poco dopo.


Continua a: "Un difetto di forza, di vita, di quello che chiamiamo cuore" - 2°


Gabriele Pergola


cfr. Anna Karenina - Lev N. Tostoj, pag 365-366. traduzione di Leone Gunzburg, editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli. 2006

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