Visualizzazione post con etichetta letteratura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta letteratura. Mostra tutti i post
Continua da: "Un difetto di forza, di vita, di quello che chiamiamo cuore" - 1°
[Leggi...]
"Levin fu rafforzato in questa supposizione anche perchè aveva osservato che suo fratello non si prendeva affatto maggiormente a cuore le questioni del bene generale e dell'immortalità dell'anima, di quel che non avrebbe fatto per quelle d'una partita a scacchi o della ingegnosa struttura d'una nuova macchina."
Anna Karenina, pag 366. - Lev N. Tostoj
Tolstoj non si limita solamente ad aprire e mostrarci un sentiero dell'animo umano.
Fa di più. Lo inizia a percorrere per noi. Ci mostra per primo quali sono i segni da osservare.
La cura del bene priva di forza, vita e cuore, ha una sintomo ben preciso che rafforza Levin nella sua supposizione nei riguardi del fratello.
Levin si accorge che per suo fratello "le questioni del bene generale e dell'immortalità dell'anima" non godevano di un posto privilegiato, quel posto cui solo il cuore porta le grandi questioni di ogni uomo e le erge ad essenziali.
A questo si rifaceva lo stesso Socrate a noi pervenuto per mezzo di Platone, quando insegnava ai giovani concittadini di occuparsi della cura delle virtù e non delle ricchezze, del corpo e delle vanità, perchè queste sarebbero nate di conseguenza.
"Non dalla ricchezza nasce la virtù, ma che dalla virtù deriva, piuttosto, ogni ricchezza e ogni bene, per l'individuo come per gli stati."
Apologia di Socrate, Cap 17 - Platone
Il rischio cui ci espone una ricerca del bene unicamente intellettualistica è di non calibrare l'accento sulle questioni essenziali.
Un rischio più che mai attuale negli anni in cui la tecnica ha raffinato la sua efficacia anestetizzante, la quale ci permette di posticipare continuamente e per tutta la vita la ricerca da dedicare alle questioni esistenziali di ogni uomo.
Anche se riuscissimo ad anestetizzare il dolore che la mancaza di ricerca e di risposte provoca la vita chiede(rà) conto.
Evitare conseguenze che non siano frutto delle nostre scelte o che almeno non vibrino della nostra ricerca richiede quella forza di vita e di cuore cui Levin ci richiama.
Evitare conseguenze che non siano frutto delle nostre scelte o che almeno non vibrino della nostra ricerca richiede quella forza di vita e di cuore cui Levin ci richiama.
"To live is the rarest thing in the world. Most people exist, that is all."
L'anima dell'uomo sotto il socialismo - Oscar Wilde
Gabriele Pergola
In alto: "La virtù soggioga il vizio", Giambologna. Museo nazionale del Bargello, Firenze. Secolo XVI.
cfr. Anna Karenina - Lev N. Tostoj, pag 365-366. traduzione di Leone Gunzburg, editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli. 2006
" Un difetto di forza, di vita, di quello che chiamiamo cuore "
"Kostantin Lévin guardava al fratello come a un uomo di enorme intelligenza e istruzione, nobile nel significato più alto di questa parola e dotato anche della facoltà di agire per il bene generale. Ma nel profondo dell'animo suo, quanto più diventava maturo e conosceva da vicino suo fratello, tanto più spesso gli veniva in mente che questa facoltà di agire per il bene generale di cui egli si sentiva affatto privo, forse non era neppure un pregio, ma, al contrario, un difetto di qualche cosa, non un difetto di buoni, onesti, nobili desideri e gusti, ma un difetto di forza, di vita, di quello che chiamano cuore, di quella tendenza che costringe l'uomo, fra tutte le innumerevoli vie della vita che gli si presentano, a sceglierne una e a desiderar questa sola. Quanto più imparava a conoscere il fratello, tanto più notava che e Serghjéj Ivanovic' [suo fratello ndr.] e molti altri che agivano per il bene generale non erano stati portati dal cuore a quest'amore per il bene generale, ma con l'intelligenza avevano giudicato che occuparsi di questo era bene, e solo perciò se n'erano occupati."
Anna Karenina - Lev N. Tostoj, pag 365-366.
Kostantin Lèvin importante mattone di "Anna Karenina", disegnato poco prima dal fratello come "[..] un intelligenza, sia pure abbastanza veloce, ma tuttavia sottomessa alle impressioni del momento e perciò pierna di contraddizioni." viene adesso fatto carico d'avvertire seppure in modo rozzo che persino la cura del bene (comune) possa essere svilita della macanza di amore.
Ma per come (miratamente) è ritagliato il pezzo, sembra che Tostoj ci voglia proporre ad una difettosa cura del bene un'alternativa prettamente sentimentale, ad appannaggio dei fortunati che hanno un cuore intelligente.
C'è qualcosa che stride nel condannar chi per leggittime e adeguate ragioni purtroppo per lui non "portate dal cuore", decide di curar il bene comune?
La risposta ce la regala lo stesso Lévin poco dopo.
Continua a: "Un difetto di forza, di vita, di quello che chiamiamo cuore" - 2°
Continua a: "Un difetto di forza, di vita, di quello che chiamiamo cuore" - 2°
Gabriele Pergola
cfr. Anna Karenina - Lev N. Tostoj, pag 365-366. traduzione di Leone Gunzburg, editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli. 2006