Lacrime di coccodrillo

By AttritoStaff on 10/02/2009


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Vorrei che riflettessimo riguardo al recente attentato avvenuto in Afghanistan contro i militari italiani della Folgore che ha causato la morte di sei uomini. Gli attentatori,i Talebani,sono persone estremamente pericolose, frutto di un’educazione religiosa da quattro soldi, abituati a risolvere i problemi con la violenza, traboccanti di presunzione che li fa sentire i veri riformatori dello stato musulmano. Hanno sfruttato appieno il punto debole della religione: il suo essere vulnerabile a strumentalizzazioni finalizzate alla giustificazione di atti di violenza.

Di fronte ad una tale situazione, la soluzione più evidente sembra essere quella adottata dagli States,seguiti a ruota dall’Italia,ossia la cosidetta “pacificazione”,eliminazione dei nemici che ostacolano lo sviluppo della democrazia. D’altronde, noi occidentali ci sentiamo maestri di democrazia, ma forse dovremmo essere i primi ad imparare, visto il marciume di cui è macchiato il nostro sistema. Un esempio palese di quanto siamo democratici e rispettosi della pace è che siamo, al secondo posto dopo gli USA, i maggiori produttori di armi. Le stesse armi che vengono comprate dai terribili talebani, le stesse armi contro le quali, probabilmente, combattevano i sei della Folgore!

Piangere dunque per la morte di ragazzi mandati a combattere una guerra da noi stessi fomentata in nome del Sacro Dio Denaro adorato tramite il commercio di armamenti,appare come una disgustosa ipocrisia. E’ ovvio che ciò non significa che la responsabilità sia tutta del mercato ,ciò toglierebbe la responsabilità dei militanti fondamentalisti in quello che hanno fatto, ma dobbiamo almeno dire con oggettività che, mandare avanti il mercato bellico significa desiderare che ci siano guerre in cui vengano acquistati i suoi prodotti, guerre dunque impossibili senza tali mercati. E così entriamo in uno squallido circolo vizioso dove è sempre il profitto a dettare legge. Il governo italiano non può dirsi dispiaciuto per la morte dei suoi militari se poi una politica di disarmo,che ridurrebbe drasticamente tutte queste morti, non rientra nemmeno lontanamente nei suoi progetti.

E i sei della folgore? Erano consapevoli di tutto questo? Sapevano che accettando di partecipare a questa guerra si sarebbero offerti come vittime sacrificali per la adorata Divinità Monetaria? Sapevano che risolvere il problema con la violenza non salverà l’Afghanistan? Sapevano che l’Afghanistan è uno dei maggiori produttori di oppio e che lo commercia solitamente in cambio delle solite care vecchie armi? Il dolore per la loro morte è grande e non può essere altrimenti. Soltanto, però, penso che piuttosto che definirli martiri, come è stato fatto da alcuni, sarebbe meglio il termine vittime. Vittime di un’illusione: la “pacificazione” dell’Afghanistan; di una dittatura: il regime talebano; di un fariseo ipocrita: il governo e il suo mercato bellico, che si impegna a difendere una pace che viene ostacolata dai suoi stessi commerci. Difendere la pace con le stesse armi che la sopprimono. Forse a scuola non erano delle cime e si sono dimenticati un semplice concetto filosofico, il principio di non-contraddizione?

Pietro Lo Re

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