Porcellana televisiva

By AttritoStaff on 10/03/2009


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Allontana il tuo pensiero da questa via di ricerca e non ti spinga su di essa l'abitudine di lasciarti guidare da un occhio che non vede, da un orecchio che rimbomba e dalla parola: giudica invece con ragione. (Parmenide)

Il documentario sopra titola "il Corpo delle donne", realizzato da Lorella Zanardo la quale prova, mi sembra con successo, a metter da parte l'occhio che non vede cercando di recuperare il volto considerato troppo rugoso per la porcellana televisiva.

Era questo l'intento del femminismo de "Una donna ha bisogno di un uomo come un pesce di una bicicletta"?


Sono queste donne, figlie e mamme , comparse mute o donne-piededitavolo, il frutto e il simbolo dell'emancipazione femminile?
Questo topos televisivo della donna è frutto di sfiducia nella reale possibilità che possa esistere parità de facto tra uomo e donna o è l'ennesima prevalicazione di una visione machista della donna all'interno del panorama televisivo?

Se la sfiducia è l'ingrediente che non ha fatto fermentare un'immediata e intensa ribellione a questa direzione, difficile risulta trovare motivazioni ragionevoli che giustifichino la visione del corpo-oggetto al di fuori di una visione rivisitata e resa "socialmente accettabile" del maschilismo di terza categoria.

A tal proposito Gad Lerner scrive nel suo blog riguardo A.Ricci:
"vedo in lui -che adora pensarsi nichilista e sovversivo- il Dante Alighieri del berlusconismo; cioè il vate che ha tradotto nella lingua volgare della televisione commerciale una mentalità degradante e misogena, da vitelloni e da frequentatori di casino, senza un passo avanti rispetto all’italietta puttaniera e clericale degli anni Cinquanta."

Ben vestito e con la falsa democrazia del telecomando questo libertinaggio sul corpo delle donne (c'è chi lo definisce "fascismo estetico" ma accostamenti cosi arditi li salto a piè pari) come era facile aspettarsi si è fatto strada fra gli uomini ma fuori da ogni aspettativa (o buon senso) ha preso possesso anche delle donne.

Sotto questa luce,o in questo buio, non è più la possibilità di poter lavorare e realizzarsi professionalmente pur avendo una famiglia  la conquista del nostro tempo (alludendo con "professionalmente" a capacità coltivate che trascendono la semplice esposizione di decoltè) ma la possibilità "di andare a letto con tanti uomini  e non venire considerate cattive ragazze".

La ricerca della parità si è trasformata in una disdicevole ricerca acritica di uguaglianza. Le opportunità nell'essere libere di fare e libere da pregiudizi si è trasformata in una continua ricerca di appagamento unidirezionale dal sexy per il sexy nel sexy (naturalmente per gusto e desiderio squisitamente maschile).

Le mie fiducie si ripongono nell'indisponibile femminilità donna che continuerà a esistere e prender piede a sfavore di una femminilità uomo unicamente dipinta con colori nudi che tanto hanno di volgare e veramente poco di sensuale.

Gabriele Pergola



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