Quanto resta di genuinamente democratico nell'attuale sistema di governo italiano?

Prima di provare a rispondere con qualche considerazione alla nostra domanda, è il caso di dare qualche garanzia ai lettori: questo non è - avete la nostra parola - uno dei soliti articoli che parlano semplicemente di quanto poco sia democratico Berlusconi e il suo modus agendi; sebbene egli sia effettivamente ben poco democratico lo scopo di questa analisi politica non si esaurisce in questa contingenza.

Se, infatti, ci fermiamo al significato originario del termine democrazia come potere del popolo, sarebbe molto ingenuo affermare che sia colpa del solo Berlusconi se oggi il popolo ha perso parte del suo potere; basti pensare ai fatti del dopoguerra e della prima Repubblica. Dobbiamo dunque ammettere che nell'Italia postfascista la democrazia non è stata mai davvero tale fino in fondo. A una tale constatazione segue una seconda domanda: la colpa è solo delle varie circostanze sfavorevoli (la pressione delle potenze straniere prima, poi la corruzione a tutti i livelli e nei suoi più vari significati) oppure è il sistema ad essere strutturalmente inadeguato a garantire un'effettiva gestione dal basso del potere?
La domanda non è affatto scontata; sulla risposta che potremo darvi si gioca la sorta di tutta la retorica dell'attuale politica non solo dell'Italia ma dell'intero Occidente; essa è fondata sul mito dell'eccezionalità della democrazia occidentale, un' eccezionalità che legittima non solo il nostro diritto a difenderla, ma anche quello di esportarla altrove con la forza. E, dato che il modello occidentale di democrazia è generalmente quello rappresentativo (quello che si basa cioè sulla delega del potere dal popolo a un numero relativamente ristretto di rappresentanti eletti) e che questo - essendo anche il caso italiano - ci riguarda più da vicino, la nostra domanda può essere espressa più propriamente in questi termini: delle libere elezioni sono sufficienti a garantire una reale partecipazione del popolo nella gestione del potere?


Di questo tema parla diffusamente Amartya Sen ne "La democrazia degli altri"; nella nostra breve disamina proveremo a prendere come guida alcune illuminanti citazioni da questo testo.

"E' di cruciale importanza rendersi conto che la democrazia ha esigenze che vanno ben oltre quelle dell'urna elettorale[...]In realtà, le elezioni sono solo un modo - benchè sicuramente uno dei più importanti - per dare un'efficacia concreta ai dibattiti pubblici, ammesso che la possibilità di votare si accompagni a quella di parlare, e di ascoltare, senza paura. Il significato e il valore delle elezioni dipendono in modo sostanziale dalla possibilità di una discussione pubblica aperta. " capitolo I - "Democrazia e discussione pubblica", pagina 8.

Senza la possibilità per il popolo di informarsi sui temi caldi di governo, di discuterne liberamente e senza paura e, soprattutto, di influenzare direttamente con la propria opinione le decisioni dei governanti, l'essenza stessa della democrazia cade nel nulla. Il perchè è fin troppo ovvio. Una votazione che sia davvero razionale richiede determinate competenze sulle questioni che concernono la nazione: la pessima abitudine degli Italiani di votare "un partito per tutta la vita", di comportarsi nei riguardi della propria fazione politica come ci si comporta con la propria squadra del cuore, è quanto di più dannoso per la democrazia possa esserci.
Specie perchè se non si è abbastanza critici nei confronti delle stesse persone che noi, con il nostro voto, abbiamo eletto, il popolo perde qualsiasi controllo sull'operato effettivo dei suoi rappresentanti. Si può eleggere qualcuno in cambio di determinate garanzie e quelle garanzie possono venir disattese - e abitualmente lo sono; se per lo stesso elettore ciò non ha la dovuta importanza, se sottovaluterò le mancanze del "mio" partito politico e continuerò a rieleggerlo nonostante tutto per faziosità, sentimentalismo o semplice abitudine, gli stessi governanti si sentiranno in diritto di mantenere la loro pessima abitudine di ritenersi privi di qualsiasi dovere e responsabilità nei confronti del popolo. Ma questa è precisamente una forma di oligarchia, che di democratico non ha più null'altro che il nome.

Peggio ancora, poi, quando sono gli stessi governanti ad adoperarsi affinchè il popolo resti nell'ignoranza - per interesse o per la vecchia convinzione che  il popolo, come un eterno bambino, ha bisogno di essere guidato dall'alto con mano salda per il suo stesso bene.
Ci sentiamo di affermare che la gravissima manovra a danno dei siti internet a scopo informativo rientri appieno nel primo caso. Chiaramente nessuno di noi è a favore della "libera diffamazione". E' vero altresì che la formulazione di una simile norma, più che una tutela dei diritti di qualsiasi cittadino, sembra essere un cappio pronto a stringersi intorno al collo degli informatori di rete più molesti: chi di noi gestori di piccoli e medi blog o siti a scopo informativo può garantire al 100% di essere sempre in grado di eseguire una rettifica entro le 48 ore, in qualsiasi periodo dell'anno venga richiesta? E chi di noi potrebbe, essendo accusato ingiustamente o solo per qualche mero dettaglio formale di diffamazione, permettersi le spese legali che un'equa difesa comporta?
Probabilmente è di stampo simile l'intero Disegno di Legge sulle Intercettazioni, sebbene in questo caso la discussione sia molto più complessa dato che spesso da parte di una certa stampa è stato effettivamente violato il diritto alla privacy degli intercettati riguardo questioni non strettamente inerenti al risvolto politico o legale della faccenda (i quali invece, riguardando l'intera comunità, dovrebbero poter essere legittimamente pubblicati una volta rimosso il segreto.)


Una violazione sostanziale della democrazia ben più grave è rappresentata dall' estensione del Segreto di Stato anche a questioni che riguardano località e modalità della costruzione delle centrali nucleari : scelta presa probabilmente per evitare che il popolo potesse esprimere, a livello locale, la propria opposizione: doppiamente grave perchè da un lato ostacola la presa di consapevolezza proprio di chi sarà più coinvolto, perchè risiedente nel territorio interessato; dall'altro si oppone frontalmente ad una chiara e netta espressione della diffidenza popolare nei confronti di una tale forma di approvigionamento energetico (i referendum del 1987).

La stessa forma di deliberato disinteresse nei riguardi della volontà popolare è stata manifestata da ben due governi (si vedano al riguardo un intervento di Berlusconi e uno di Prodi) riguardo la annosa e dibattuta questione sulla TAV. In questo caso i cittadini si sono avvalsi del loro diritto (e dovere) di informarsi, discutere pubblicamente questioni di interesse locale e nazionale e di partecipare ad una sorta di confronto e deliberazione pubblica informale, quali forse possono essere considerate, in qualche modo, le mobilitazioni di massa. Ci sentiamo di dire che il popolo ha espresso abbastanza chiaramente la propria opinione al riguardo. Riteniamo del tutto antidemocratica la scelta di ignorare la volontà dei cittadini coinvolti - se non di tutti, perlomeno possiamo dire di una consistente fetta - e di ritenersi legittimati ad utilizzare addirittura la forza per garantirsi da qualsiasi opposizione diretta degli abitanti del territorio.

Detto ciò, crediamo di aver mostrato abbastanza chiaramente come delle elezioni pubbliche da sole non siano affatto garanzia di una forma di governo democratica. Anzi, riteniamo che attualmente la democrazia pura non trovi quasi nessuna applicazione in Occidente, e di certo non nei paesi con un sistema rappresentativo. Partendo da questo dato di fatto assodato, possiamo altresì ammettere che per gli Stati nazionali una vera e propria democrazia diretta (cioè in cui il popolo è chiamato a decidere direttamente delle leggi e delle loro applicazioni) presenterebbe ad oggi non pochi problemi - per decidere su determinate questioni serve senza dubbio una competenza che va oltre quella dell'attuale uomo medio. Per adesso non ci sono formulazioni efficienti della democrazia diretta, ma ciò non vuol dire che non se ne troveranno in futuro; pertanto, riteniamo che non dovremmo mai stancarci di aspirare a quella meta.

Per quanto riguarda l'attuale stato delle cose, siamo certi che anche in un sistema rappresentativo che voglia funzionare a dovere il governo eletto non debba mai trascurare il proprio legame con il popolo; e viceversa che il popolo non debba mai dimenticare di essere l'unico reale detentore del potere. Il diritto (nonchè dovere) all'informazione, alla discussione, alla deliberazione pubblica è fondamentale per qualsiasi Democrazia rappresentativa che voglia restare tale e salvaguardarsi da una deriva oligarchica altrimenti inevitabile.

Aaron Allegra.

Comments

13 Response to 'La Democrazia parte I - Potere del popolo e bavagli'

  1. Anonimo
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275482680239#c1596256760407500993'> 2 giugno 2010 alle ore 14:44

    Premetto che la mia non è assolutamente una difesa o una giustificazione nei confronti di Berlusconi. Tuttavia non concordo su alcuni punti dell'articolo. Inanzitutto bisogna analizzare in maniera più sincera,e penso anche più adeguata,il rapporto strano che c'è sempre stato tra il popolo e la democrazia. Vorrei spiegare ciò partendo dall'analisi tra il rapporto sicuramente più semplice osservato nella dittatura. In quest'ultima forma di governo,tutto verte sul dittatore,non si decide,è un qualcosa basato su amore e odio,fascino,e ovviamente sui fatti,diciamo su quanto il "duce ha amato il suo popolo (come spesso si sente dire ai nostri nonni).Ebbene,in questa forma il popolo deve solo decidere se amare il proprio dittatore per ciò che ha fatto,rinunciando felicemente ad una presa di posizione politica,può scegliere di odiarlo,o infine di temerlo. Con la democrazia le cose si fanno molto difficili per il nostro caro popolo,diciamo che il popolo "basso" deve iniziare a studiare. Ecco,io credo fermamente che la democrazia attuale sia lo specchio della cultura popolare,i politici,per quanto possano delinquere,devono comunque muoversi all'interno degli orizzonti culturali del popolo che gli elegge.Questa è una degenerazione della democrazia,la cui causa non è da imputare ai politici,ma alle singole persone che non sono state in grado di ereditare gli insegnamenti del post-fascismo. Nessuno ha idee precise sulla politica italiana,c'è chi non vota mascherando la propria ignoranza e indifferenza come un atto di ribellione,c'è chi preferisce andare a sciocche e inutili manifestazioni invece di studiare per diventare qualcuno che ha potere(così da in seguito cambiare effettivamente le cose),c'è chi si barrica in qualche piccolo partito idealista che mai scenderà a compromessi per l'interesse comune e dunque mai cambierà qualcosa per davvero,c'è,e questa è la grossa fetta, chi vota senza la minima cognizione,ma solo per sentito dire,infine una fetta minore vota per interessi personali e di lavoro.Ora,io credo poco nell'educazione del popolo,poichè molte persone,che lavorano dodici ore al giorno,mai avranno il tempo di approfondire effettivamente le proprie idee politiche e difficilmente potranno fare scelte coscienti. Che fare di questo "basso" da cui dovrebbero partire le decisioni,come si prospetta in una sana democrazia? Alcuni rimpiangono la dittatura,altri insistono sull'utopica educazione politica globale,i più stupidi prospettano la rivoluzione,altri ancora,come me, cercano soluzioni meno drastiche che vedono nei partiti già esistenti delle prospettive di cambiamento. Una cosa però è importante da ricordare,il popolo non vuole essere libero di decidere,vuole che le decisioni prese per lui siano giuste.

     

  2. Gabriele
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275483214232#c3436130922673887695'> 2 giugno 2010 alle ore 14:53

    Condivido l'analisi che porta alla luce quello che è il carattere fondativo ricoperto dalla stampa per la democrazia, il Quarto Potere.

    Divergo dalla direzione intrapresa come possibile soluzione.
    Oggi il problema non è (ancora) la mancata informazione riguardo il mantenimento dei patti o meno del governo.

    Il gap è piuttosto nella perdita di sensibilità da parte dell'opinione pubblica ai costumi (e alla morale) dei politici da cui discende la loro possibilità di essere coerenti.
    Io magari non condivido di andare con le escort, non condivido lo scudo fiscale, ma quello che mi fa preferire l'uno e non l'altro è che uno mi toglie l'ICI (non capendo che poi le ripago con altre imposte indirette).

    E tutto questo rientra nelle promesse elettorali, oggi tutto questo è sotto gli occhi di tutti.
    Quindi a mio avviso non c'è quel distacco che tu denunci tra popolo e politica, perchè il popolo oggi sà -ha l'opportunità di sapere- e gli va bene tutto questo.

    Chi ha promesso e non ha mantenuto spesso nelle democrazie moderne si è dimesso prima che finisse la legislatura, per questo oggi non vedo imminente il rischio che tu denunci.

    Tu stesso scrivevi in http://attritoweb.blogspot.com/2009/12/laggressione-berlusconi-lidolo-e-il.html:

    << La classe politica che oggi ci ritroviamo, maggioranza e opposizione, è figlia della nostra nazione. Non ce la siamo ritrovata tra capo e collo: siamo stati noi ad allevarla con la nostra straordinaria capacità di dimenticarci dell'interesse pubblico nel nome delle nostre piccole e meschine convenienze private;>>

    Mettendo in luce come non sono i rappresentanti il nocciolo del problema ma chi li vota a rappresentare, perchè il problema è quello che promettono e purtroppo mantengono!

     

  3. Aaron Allegra
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275485077419#c7853109889663099828'> 2 giugno 2010 alle ore 15:24

    Allora, parto dal commento di Gabriele.

    Quello che dici tu è senz'altro vero - il mio articolo non pretendeva di essere un'analisi esauriente della democrazia in quanto tale, perchè sarebbe un argomento troppo ampio. Tratto la democrazia da uno specifico punto di vista, rispondendo ad un'unica domanda, che è: "Le libere elezioni in sè sono sufficienti a garantire una REALE coincidenza tra sfera del potere e società civile?" E la risposta, evidentemente, è negativa. Il sistema della democrazia rappresentativa è, in buona parte, STRUTTURALMENTE inadeguato a questo. Ciò indipendentemente dai casi singoli; ci sono ovviamente - e ci mancherebbe altro - delle circostanze in cui il popolo sa esattamente cosa sta votando e gli eletti dal canto loro rispettano la volontà della gente (sarebbe più corretto dire "dei loro elettori" - e già quì si aprono dei problemi che paventavi quando ci siamo visti di presenza, ossia una sorta di ipotetica "dittatura della maggioranza"); ma altre volte la sfera del potere può prendere decisioni non soltanto in maniera autonoma, ma anche del tutto contraria ai desideri della società civile - e di esempi te ne ho portati a bizzeffe, pensa solo al concetto di "segreto di stato" che in una vera democrazia sarebbe del tutto assurdo, perchè suppone che certe cose NON COMPETANO alla società civile. Separare la sfera del potere da quella della società è una sorta di peccato originale che da sola basta a fare della democrazia una "oligarchia elettiva".

    Secondariamente, e quì rispondo al nostro Anonimo (ma firmatevi in qualche modo! :D ) c'è il fatto che anche avendone la possibilità la gente potrebbe NON essere in grado di gestirsi da sola e/o non volersene assumere la responsabilità. Senza dubbio questo è già adesso il caso italiano. Benchè insufficiente, il sistema elettivo c'è e andrebbe usato a dovere. Spesso questo non accade, e subentrano i meccanismi che tu dicevi.
    Ma mi sembra di averne anche parlato; e di aver scritto chiaramente che in primis deve essere il POPOLO a volersi assumere determinate responsabilità. Non a caso sostengo che l'informazione e l'abitudine ad essere RAZIONALI nella scelta politica sono tanto dei diritti quanto dei DOVERI. Realisticamente, chi lavora dodici ore al giorno non può farlo. E quello del lavoro è un altro problema cardine che, infatti, spero di avere modo (e tempo! :D ) di trattare in futuro. Quali che siano le cause, comunque, capisco che concordi con me sul fatto che senza informazione e consapevolezza non può esserci vera partecipazione.

    Infine: se davvero il popolo non volesse decidere per sè, ma semplicemente decisioni giuste dall'alto, allora il popolo non vorrebbe la democrazia. Anche le dittature possono prendere decisioni giuste per il popolo; il punto è che lo fanno imponendole, senza dare alla gente la possibilità di compiere da sola questa scelta. Forse è utopico pensare che la gente possa, scegliendo liberamente, governare nel giusto. Ma non è utopico provare a fare dei passi concreti in questa direzione - e l'educazione e di conseguenza la crescita culturale, benchè sia un processo lento, è anche qualcosa di irreversibile e quindi efficace: dubito che concetti deteriori fino a pochi secoli fa ritenuti normali, come lo schiavismo, possano in futuro ritornare in auge.

     

  4. Gabriele
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275488631475#c5815512419040617486'> 2 giugno 2010 alle ore 16:23

    Io non credo che sia strutturalmente inadeguato. E' si debole, ma non da questo punto di vista che al più può essere conseguenza di una democrazia debole, e non la causa.

    Se la democrazia in questione è una DEMOCRAZIA MATURA - MAGISTRATURA che funzioni, ESECUTIVO, LEGISLATIVO e STAMPA VIRTUOSI, una COSTITUZIONE ben fatta, un POPOLO educato alla legalità&civiltà, CORTE COSTITUZIONALE e tutti gli altri organi di garanzia con interessi diversi e per fortuna in conflitto tra loro - allora il rischio che uno prenda il potere e si faccia i fatti suoi è inesistente.

    Sarà portato a dimettersi come avviene oggi in Inghilterra o in America.

    Se invece la democrazia in questione è già di suo debole, ed è qui lo snodo fondamentale, allora si che si presta al gioco su cui poni l'attenzione.

    Quello da te evidenziato è un rischio delle democrazie GIA' non funzionanti bene.
    Non è quindi a cadere il SISTEMA democrazia rappresentativa ma una sua concretizzazione viziata fin dall'inizio!


    Inoltre non è affatto sottointeso che una democrazia diretta (quindi della maggioranza) porterebbe a leggi più giuste!
    Porterebbe a maggiore lentezza nell'approvazione di una legge (oggi già si ci lamenta della bicamerale, figurati una discussione a tutto campo) SENZA aggiungere garanzie sul fatto che le leggi siano più giuste, che le minoranze siano preservate con annessi e connessi.
    Ma questo meriterebbe un post apparte seppur strettamente connesso.

     

  5. Aaron Allegra
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275489538280#c7098012198065017720'> 2 giugno 2010 alle ore 16:38

    Quello di cui tu parli è l'equilibrio dei poteri tra loro.
    Che non garantisce affatto che questi poteri siano DEL popolo. Il problema non è nemmeno che prenda il potere un singolo, il problema è che di per se la democrazia a cui siamo abituati è in realtà un'oligarchia elettiva o, detto in altre parole, che Potere=/=Popolo.
    Possiamo arrivarci in un altro modo: puoi elencarmi le occasioni in cui la gente dà un contributo EFFETTIVO alla gestione del potere?
    Per inciso, non ho mai detto che una democrazia diretta avrebbe di necessità leggi più giuste di quelle attual.

     

  6. Gabriele
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275500026825#c3157265260000212191'> 2 giugno 2010 alle ore 19:33

    Però dovresti anche provare perchè l'equilibrio dei poteri da me indicato anche quando è regime, cioè funziona per come di dovere, non garantisce che il potere sia del popolo.

    <>

    2 fondamentali: 1.ELEZIONI 2.REFERENDUM

    Attraverso le elezioni decidono praticamente il Leglislativo (non mi addentro nel problema del sistema con preferenza o meno).

    Mi pare che attraverso questi momenti siano decisivi alla e nella gestione del potere.

    Poi la democrazia è pensata apposta affinchè tutto il potere non venga gestito solamente dalla maggioranza del popolo, per fortuna. Ma non penso di dover portare argomenti a supporto di questo fatto.

    Come potremmo mai diventare esperti di pesca? di giustizia? di economia? di sport? di criminalità? di bioetica? di edilizia? di rapporti con la chiesa? scuola? di sanità? e così per tanto altro.

    Il popolo (io per primo) sarebbe affidabile se votasse per ogni mozione di ognuna di queste cose?

    Quindi:

    1. Non ci sarebbe alcuna vantaggio ad avere tutti che mettono il proprio veto su tutto.
    2. Le democrazie mature e funzionanti non hai mai visto governi che potessero a lungo non fare l'interesse del popolo. Spesso il patto si è rotto nel giro di poco.

    Ma invece:

    3. Ci sono governanti che fanno il volere del popolo ma non il bene comune(per il popolo)!

     

  7. Aaron Allegra
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275502268691#c9086646100234880006'> 2 giugno 2010 alle ore 20:11

    Le elezioni da sole non bastano ad assicurare che il potere sia effettivamente vicino al popolo, e cito numerosi fatti al riguardo; puoi riferirti a quelli. Non ho detto che non siano decisivi: ho detto semplicemente che da soli non sono sufficienti.

    Ad ogni modo non ignoro affatto che la democrazia diretta presenta alcuni problemi (anche questi strutturali) che andrebbero risolti - anzi, lo dico espressamente. Ciò nondimeno, mi permetto di farti notare due cose:
    1.Non è detto che dovremmo diventare esperti per ciascuna di queste cose; servirebbe di certo una educazione diversa, più profonda e completa e che soprattutto stimoli una razionalità capace di guardare al generale (due elementi che, come avrai letto, presuppongo come necessari a qualsiasi democrazia sana). Ma anche in una democrazia diretta si dovrebbero avere team di tecnici che sviluppino differenti proposte, tra le quali è il popolo a dover decidere direttamente. E' solo una possibile soluzione e di certo abbozzata, ma il punto del mio articolo non è offrire soluzioni (per inciso, la Svizzera ha una sorta di democrazia diretta, forse potremmo informarci al riguardo), piuttosto sottolineare ciò che non sempre è evidente, ossia che il potere del popolo nel sistema attuale è davvero molto ridotto, e che con ulteriori tagli sull'informazione lo diventerà ancora di più.
    2. Chi ti dice che i nostri politici siano esperti in pesca, giustizia, eccetera? Ti sembra che i vari ministeri siano coperti da gente davvero esperta del settore, o che serva essere biologi, etologi o geografi laureati per diventare Ministri dell'Ambiente e così via? Direi di no: sono semmai i ministri a giovarsi a loro volta di un supporto tecnico - ma allora potremmo essere direttamente NOI a giovarci dei tecnici senza il ridondante intermediario del ministero.

    Il tuo punto 1 presuppone che io abbia parlato di "vantaggi" nel senso di una maggiore efficienza. Ripeto: niente garantisce che il popolo deciderebbe meglio dei suoi rappresentanti eletti, solo che perlomeno allora la democrazia sarebbe davvero tale. Questo è l'unico vantaggio garantito. Con un po' di qualunquismo si potrebbe dire: tanto, per governare male governano male anche i nostri rappresentanti, quindi. E con ciò, ribadisco che sul punto 3 hai assolutamente ragione - talvolta succede. Sul punto 2 mi permetto di dissentire fortemente, io direi che la quasi totalità dei governi occidentali su punti cruciali NON fanno l'interesse del popolo. Semplicemente, dato che sugli stessi punti cruciali sempre più spesso le idee della maggioranza e dell'opposizione convergono (è quello che si chiama pensiero unico), il popolo non sempre ha scelta, e anche cambiando rappresentanti nulla cambia davvero - se non aspetti secondari, che però sono forse gli unici trattabili e quelli con cui è più facile manovrare il consenso.

     

  8. Gabriele
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275505495914#c2087791886566969811'> 2 giugno 2010 alle ore 21:04

    "Ma anche in una democrazia diretta si dovrebbero avere team di tecnici che sviluppino differenti proposte, tra le quali è il popolo a dover decidere direttamente."

    E per poter decidere quale proposta partorita dal comitato tecnico è migliore, fra le tante, non dovrei studiarmele tutte?
    Per fare questo in tutti i campi non dovrei impiegare il 90% della mia giornata?

    Ecco i PARLAMENTARI, quando non sono di basso profilo come quelli italiani, si occupano di questo. Non sono esperti perchè fanno partorire ad altri le proposte ma poi le studiano e decidono sia in base al motivo per cui sono stati eletti sia per il bene comune.

    Tu aggiri il problema senza risolverlo perchè per poter scegliere anche tra le proposte partorite da altri dovrò studiarle, questo ripetuto per tutte le esigenze dello stato. Improponibile per chi lavora!


    Inoltre citando un libro riguardo la democrazia diretta:
    << In realtà le elites (ndr. i parlamentari), cacciate dalla porta, facilmente ritornano dalla finestra, e precisamente sotto la forma del leaderismo (come hanno dimostrato le vicende del movimento studentesco negli anni Sessanta e Settanta>>.

    Perchè per forza non potrai occupare tutto il tuo tempo a studiare tutte le proposte quindi ci si affiderebbe al "sentir comune" dettato da quelli più carismatici e non necessariamente mossi da nobili ideali.
    Stesso identico vizio che si presenta nella democrazie rappresentative.

    Ad esempio la guerra in Iraq di Bush Jr. (altamente voluta dal popolo) sarebbe passata attraverso il medesimo meccanismo, semplicemente seguendo iter diversi.

     

  9. Anonimo
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275507201832#c2673629950235222168'> 2 giugno 2010 alle ore 21:33

    Ah cmq l'anonimo sono io,alberto!

     

  10. Aaron Allegra
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275509111143#c4693309094377324470'> 2 giugno 2010 alle ore 22:05

    Guarda, non ho mai negato che la democrazia diretta ponesse dei seri problemi, anzi l'ho esplicitamente affermato.
    Ciò non toglie che dobbiamo renderci conto appieno che quella che oggi abbiamo NON è, se non indirettamente e anche così solo in certi fortunati casi, un vero governo del popolo.

    I casi sono due: o ci si rassegna al fatto che una vera democrazia è impossibile, però dobbiamo avere il coraggio di dircelo chiaramente una volta per tutte e di rinunciare alla relativa retorica, oppure si cercano nuove strade per ottenere una maggiore aderenza. Il fatto che debbano essere cercate significa che ad oggi, lo ammetto senza problemi, queste strade non ci siano - quantomeno per me. Però intendo sceglierla come una direzione di ricerca per il futuro.

     

  11. Gabriele
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275516946115#c7870170892733366250'> 3 giugno 2010 alle ore 00:15

    "Per adesso non ci sono formulazioni efficienti della democrazia diretta, ma ciò non vuol dire che non se ne troveranno in futuro; pertanto, riteniamo che non dovremmo mai stancarci di aspirare a quella meta."

    Sei tu che proponi la democrazia diretta come alternativa su cui lavorare e io ho provato a mettere in luce perchè secondo me ha dei problemi per cui è preferibile applicare e lavorare sulla democrazia rappresentativa.

    Siamo concordi sul fatto che la democrazia rappresentativa abbia dei difetti.

    Io mi discosto quando tu poni l'accento sulla mancanza di aderenza tra "volontà al potere" & "volontà del popolo".

    Per me l'accento, attualmente, sarebbe da porre per lo più sulla "volonta del popolo" che rischia di essere (ed è) viziata; a questo collego la necessità di avere un'informazione sana.

     

  12. AttritoStaff
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275557687109#c7076600262313463556'> 3 giugno 2010 alle ore 11:34

    Ma questo è senza dubbio un problema serio; anzi, come ho scritto, ad ogni modo una volontà popolare "sana" (poi potrebbe sempre arrivare un relativista e contestarci il diritto di dare per scontato una simile definizione) e ben informata è comunque un prerequisito essenziale per qualsiasi democrazia funzionante; anche nel sistema attuale è così, figuriamoci in una democrazia diretta, da cui so benissimo che siamo distanti anni luce. :)

     

  13. Gabriele
    http://attritoweb.blogspot.com/2010/05/la-democrazia-parte-i-potere-del-popolo.html?showComment=1275560277682#c5768845326679136910'> 3 giugno 2010 alle ore 12:17

    "anche nel sistema attuale è così, figuriamoci in una democrazia diretta,"

    Allora siamo d'accordo! =D

     

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